Colonna di Pompeo

Il suo nome è fuorviante. Questa singola colonna che si erge su una collina rocciosa nel mezzo di Alessandria non ha nulla a che fare con il console romano e generale Gaio Pompeo, rivale di Giulio Cesare in una guerra civile e assassinato da un faraone tolomaico nel 48 a.C. quando fuggì ad Alessandria.

Questa leggenda è stata iniziata dai crociati, che pensavano che il pilastro di granito rosso di Assuan di 100 piedi (30 metri) indicasse il suo luogo di sepoltura. Il pilastro è invece il monumento trionfale eretto intorno al 300 dC per l'imperatore romano Diocleziano, ma il vero significato di questo sito archeologico è quello che si trovava qui prima del pilastro.
È il sito del Serapeo, l'acropoli di Alessandria.

Nei primi secoli dC il cristianesimo fu introdotto in Egitto e Alessandria si sviluppò nella sua roccaforte. A poco a poco, il cristianesimo divenne la religione dominante in Egitto, relegando gli aderenti alle antiche tradizioni e gli dei pagani una minoranza irrilevante che divenne sempre più impopolare.

Il Serapeo, dedicato al dio protettore di Alessandria, Serapide, era un simbolo di questa antica tradizione, che contrastava con le idee sempre più popolari del cristianesimo. Nel 391 d.C., il patriarca Teofilo, capo della Chiesa di Alessandria, guidò una folla cristiana a distruggere il Serapeo e altri simboli del paganesimo in città. Alcuni resoconti incolpano persino questa folla per la distruzione della Grande Biblioteca di Alessandria, sebbene ciò sia contestato.

Oggi l'unica singola colonna segna il sito di quello che un tempo era un enorme ed elaborato tempio, costruito in marmo e decorato all'interno con metalli preziosi. Alcuni dei tunnel intorno al complesso rimangono e sono aperti ai turisti per l'esplorazione e alcuni dei manufatti del tempio sono stati recuperati. Un toro di basalto nero a grandezza naturale proveniente dal tempio e una targa d'oro che segna la fondazione del Serapide sono esposti nel Museo greco-romano.